CASALECCHIO DI RENO
Capoluogo dell’Unione dei comuni della valle del Reno, Lavino e Samoggia, e’ il terzo comune più popoloso (36517 abitanti) dopo il capoluogo e Imola dell’ ex provincia di Bologna. Il territorio di Casalecchio è diviso in due dal fiume Reno, si stende ai piedi del Colle della Guardia ed è fiancheggiato parzialmente dalle colline dell’Eremo (Monte Capra) che costituiscono le pendici dei primi colli dell’Appennino Emiliano. L’etimologia di Casalecchio è Casaliculum, che in latino medievale significa “piccolo agglomerato di case”, mentre Reno è di derivazione tedesca e corrisponde a “corso d’acqua”. Meta di villeggiatura, con il Lido sul Reno, frequentata dall’aristocrazia bolognese gia’ sul finir dell’Ottocento, Casalecchio di Reno esce distrutta dalla seconda guerra mondiale, avviandosi così ad un rapido processo di ricostruzione. Nel 2003 il Comune è stato insignito con la Medaglia d’Oro al Merito Civile da parte del Presidente della Repubblica.
EREMO DI TIZZANO A far da contraltare al santuario di San Luca, l’Eremo di Tizzano sorge su un colle alto 243 metri s.l.m. e costituisce una micro comunità con 14 abitanti residenti. Eretto dai Monaci Camaldolesi tra il 1655 e il 1741, la chiesa, consacrata a San Benedetto, presenta uno stile barocco spoglio ed elegante, di monastica severità. Il complesso è composto da una navata unica, circondata da sei cappelle laterali collegate tra loro da stretti passaggi. L’opera d’arte più importante conservata al suo interno è un Crocifisso ligneo situato nella seconda cappella a sinistra, della seconda metà del Cinquecento. Il Crocefisso è incastonato in una cornice marmorea a forma di croce alla cui base un reliquiario custodisce frammenti della Vera Croce ed altre reliquie testimonianze della Passione di Cristo. Nell’antica sacrestia sono conservati arredi di culto e tele attribuite a Gaetano Gandolfi e al Guercino, mentre sul lato sinistro si erge il campanile costruito nel 1724 un tempo abitato dal Priore. Nel 1799 la vecchia chiesa di Tizzano, intitolata a san Giovanni Battista, fu soppressa dall’ordine napoleonico e la chiesa dell’Eremo divenne una parrocchia, che ebbe così due santi protettori: san Benedetto, a ricordo della comunità monastica, e san Giovanni Battista, antico titolare. Nell’ampio prato sul retro, che un tempo ospitava ventidue celle per i Monaci Eremiti, ora esistono solo le mura perimetrali di due piccole abitazioni. Ogni anno la comunità religiosa di Tizzano celebra il Crocefisso dell’Eremo il giorno 3 maggio.
CHIESA DI SAN MARTINO Fondato dai Frati Martiniani nel VII secolo ai piedi del Colle Monte Castello, il complesso, che originariamente comprendeva Chiesa e Monastero, fu distrutto dagli Ungari nel 904 e nel 937 ma fu presto ricostruito nel 1074. La costruzione, più volte ristrutturata nel corso dei secoli, deve l’attuale sistemazione al celebre architetto bolognese Edoardo Collamarini, che iniziò i lavori nel 1926. La chiesa fu inaugurata e consacrata nel 1937 dal Cardinale Gianbattista Nasalli Rocca da Corneliano, Arcivescovo di Bologna. L’ariosa facciata tripartita ricorda l’architettura delle chiese seicentesche, mentre la cupola ottagonale, che si protende in una lanterna pure ottagonale, contribuisce a dare alla costruzione un bello slancio verso l’alto. A fianco della facciata si innalza il campanile (45 m), frutto di una munifica donazione del Comm. Aristide Volpe. L’interno della chiesa, a navata unica, è semplice ed essenziale, ma non mancano opere di pregio, come la grande pala dell’Altar Maggiore, opera del bolognese Emilio Taruffi e nell’abside una tela attribuita a Dioniso Calvart. Dall’ingresso si possono ammirare affreschi del Lambertini e recenti raffigurazioni dei quattro Evangelisti ad opera di Dal Re. La parete di fondo ospita un quadro di Elisabetta Sirani raffigurante la Madonna del Rosario con i quindici Misteri e un crocifisso ligneo di fine ‘800. Nel transetto destro si colloca un prezioso Crocefisso in legno dorato offerto in dono dai parrocchiani all’inizio del secolo XIX. La parete di fondo è occupata dal grandioso organo realizzato dalla Ditta Paccagnella di Padova, installato nel 1989 a cura di Mons. Alberto di Chio. Meritano una menzione anche due opere del pittore bolognese, ma casalecchiese di adozione, Fabio Fabbi raffiguranti S. Rita e S.Giovanni Bosco. Dai piedi della Chiesa di San Martino parte l’antico Sentiero dei Bregoli, in dialetto bràgguel, un’antica mulattiera immersa nei boschi, una Via Crucis che collega direttamente la chiesa di S. Martino al Santuario di San Luca.
CHIUSA E CANALE DI RENO La Chiusa di Casalecchio di Reno è la più antica opera idraulica d’Europa ancora in funzione che da ottocento anni “pilota” le acque del fiume Reno e le veicola tramite il sistema dei canali, fornendo alla città di Bologna e all’intera pianura quell’energia motrice che ha reso fiorente il territorio, preservandolo da disastri e inondazioni, e contribuendo al benessere collettivo. La prima Chiusa, stabile in legno, venne costruita nel 1208 a spese del Comune di Bologna per fornire forza motrice ai mulini e agli opifici della città medievale in piena espansione, oltre che per alimentare vie navigabili che aprissero ai prodotti bolognesi canali commerciali internazionali. Risistemato il Canale di Reno che collega la Chiusa alla città, Bologna riuscì ad alimentare un fitto reticolo idraulico di canali che ne fece una città d’acque, nonché un grande centro europeo di produzione del velo di seta. Ricostruita più volte, la Chiusa non riusciva tuttavia a reggere le violenti piene e nel 1567 Papa Pio V ne ordinò la ricostruzione in muratura. Su progetto di Jacopo Barozzi, detto il Vignola, sorse la grande chiusa, ancora oggi eccezionale testimonianza idraulica dell’epoca. Simbolo dell’acqua che ha unito i bolognesi nei secoli, la Chiusa è stata inserita nel Programma UNESCO 2000-2010 dei Patrimoni Messaggeri di una Cultura di Pace a favore dei Giovani con la seguente motivazione: “L’Acqua è sorgente di vita, la sua conservazione e la condivisione con i vicini sono sorgenti di pace”. Il Consorzio della Chiusa di Casalecchio e del Canale di Reno gestisce le visite guidate alle strutture, ripercorrendo la storia ed illustrando le funzioni operative di un tempo e di oggi. In particolare, il 29 agosto e’ prevista un’apertura straordinaria degli impianti per celebrare la ricorrenza del 29 agosto 1969, quando i privati cittadini furono ammessi per la prima volta nell’organo di governo delle acque cittadine.
PARCO DELLA CHIUSA Noto anche come Parco Talon, il Parco della Chiusa è costituito dagli ex possedimenti dei marchesi Sampieri Talon, che dal ‘600 qui costruirono diverse ville. Il parco ha conosciuto momenti di grande splendore mondano, in particolare nel ‘700. Nell’Ottocento Stendhal, assiduo frequentatore di questi luoghi, lo paragonò al “Bois de Boulogne”. Dal 1975 il parco è di proprietà comunale ed è stato aperto al pubblico. Ancora oggi è possibile immaginarne gli antichi fasti nobiliari passeggiando lungo i viali alberati, sostando nei grandi prati all’inglese e attraversando boschetti pensati apposta per perdervisi dentro. Qua e là si riconoscono i ruderi delle artificiose invenzioni architettoniche, attribuite dagli esperti al famoso architetto e scenografo Ferdinando Galli Bibiena. Assai suggestiva la vista panoramica su la Chiusa sottostante. Interessante excursus storico con la riapertura nel 2005 del rifugio antibomba “Ettore Muti”, costruito durante la seconda guerra mondiale all’interno del parco ai piedi della collina di San Luca, di cui una cartellonistica illustrata ricorda com’era strutturato il locale e l’area vicina nel 1943-45. Il sottosuolo del Parco è inoltre attraversato da un acquedotto romano risalente al 100 a.C., tuttora funzionante e che conduce l’acqua del torrente Setta, captata una decina di chilometri più a monte, fino al centro di Bologna.
LIDO DI CASALECCHIO Adagiata sulla riva sinistra del fiume Reno, è un’area verde con una spiaggia attrezzata quasi come un vero stabilimento balneare, con una storia che tratteggia usi e costumi di un’intero secolo . Facilmente raggiungibile con una passeggiata ciclabile panoramica sulla Chiusa e sul fiume, il Lido è situato di fronte al Parco della Chiusa. Terminati i lavori di costruzione della Chiusa nuova a seguito della grande piena del 1893, le piene avevano livellato le asperità del terreno con uno strato di sabbia e terra fine, sul quale era cresciuta l’erba e si era formato un bel prato, ribattezzato “Lido”. A metà degli anni Venti il Lido veniva preso d’assalto da migliaia di persone per rilassarsi al sole ed esibirsi in tuffi, sblisgarole (idroscivolo ottenuto bagnando il granito bianco della Chiusa) e piroette. Negli Anni Trenta visse il periodo di maggior fulgore con ingresso a pagamento (gratuito per i casalecchiesi, 5 soldi per i bolognesi) e l’installazione di cabine, docce e ombrelloni. Punto d’attrazione un ristorantino dove gustare la fragrante frittura del Reno. Nel 1939 fu richiesta la licenza per l’esercizio dello stabilimento balneare e nel 1942 il Lido ottenne il primo Regolamento di Balneazione. Nell’estate successiva alla Seconda guerra mondiale il Lido visse un periodo di transizione: effettuato lo sminamento dell’intera zona, si passò alla ricostruzione delle cabine e alla riapertura del ristorantino. Fu anche inaugurato un locale da ballo di grande successo, “L’Isola Verde”, che tutte le sere attirava gli appassionati di musica americana, swing, jazz e liscio fino al 1952. Il boom economico degli Anni Sessanta segnò il lento ma inesorabile declino del Lido: la diffusione delle motociclette spinse i bolognesi a raggiungere la spiaggia “vera” della Riviera Adriatica, lasciando il Lido ai più poveri e ai cosiddetti “esteti” ancora incantati dalla sua atmosfera romantica e pittoresca. Inoltre, ogni estate, crescevano le vittime delle acque insidiose del fiume Reno, dove oggi è severamente vietata la balneazione. Nel 1966 una piena rovinosa distrusse completamente lo stabilimento balneare e nessuno ebbe più voglia di ricostruirlo fino al 1998, anno in cui l’Amministrazione comunale di Casalecchio di Reno ne commissionò il restauro e la conseguente riapertura. Oggi il Lido è un luogo ideale per trascorrere una giornata all’aria aperta, in pieno relax, a contatto con la natura. Un piccolo chiosco, aperto tutti i giorni da aprile a settembre, è in funzione con cucina, open bar e aperitivi, mentre nell’area ”spiaggiata” è possibile giocare a beach-volley e noleggiare sdrai e ombrelloni. Le acque del fiume sono invece la “palestra corrente” del Canoa Club Bologna.
TEATRO COMUNALE “LAURA BETTI” L’edificio al centro di Piazza del Popolo, progettato ed edificato da Carlo Tornelli nel 1928, fu adibito nei primi tempi a Teatro e Casa del Fascio, con una struttura semplice e lineare lontana dallo stile modernisti in voga dell’epoca. La costruzione è ingentilita da una loggia costruita sul tetto a terrazzo, destinata alle esercitazioni di scherma e agli esercizi ginnici. Ristrutturato a piu’ riprese tra gli anni ’60 e fine anni ’80, il Teatro dispone di una sala con due ordini di posti (platea e galleria) per 480 posti a sedere complessivi. Dal 1965 al 2012 il Teatro è stato associato al nome commediografo bolognese Alfredo Testoni (a cui rimane intitolato il Foyer del Teatro), mentre dal 2012 al 2015 è stata adottata la denominazione “Pubblico. Il Teatro di Casalecchio di Reno”. Nel quadro di una revisione culturale e gestionale, il Teatro Comunale è stato intitolato (luglio 2005) a Laura Betti, attrice e cantante nata a Casalecchio di Reno nel 1927 e scomparsa nel 2004. La figura di Laura Betti incarna numerosi aspetti della nuova linea culturale: la multidisciplinarità, con una carriera tra teatro, cinema e musica; il legame col paese natale ma con uno sguardo attento sul mondo; il suo essere “contemporanea”, ideatrice del Fondo Pier Paolo Pasolini, in onore al lungo sodalizio artistico e umano col regista, poeta e scrittore. Dal 30 giugno 2015 , la programmazione delle attività teatrali e la gestione del Teatro sono affidate in convenzione ad ATER – Associazione Teatrale Emilia Romagna, che propone un cartellone versatile tra spettacoli di prosa, danza, musica e nouveau cirque.