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NOVI DI MODENA

NOVI DI MODENA
Novi di Modena è un comune di 9.000 abitanti circa situato al confine tra le province di Modena, Reggio Emilia e Mantova.
Sostanzialmente due le tesi più accreditate sull’origine del toponimo: una che sostiene la derivazione dal numero latino novem (l’abitato si trova a circa nove miglia romane dalla vicina Carpi), e di ciò lo stemma comunale suddiviso in nove fasce potrebbe esserne la prova, l’altra che lo riconduce al latino novum, ovvero nuovo. Comunque sia, entrambe le ipotesi, insieme a numerosi ritrovamenti archeologici nella zona, confermerebbero l’esistenza di un abitato in epoca romana. Duramente colpito dal terremoto del 2012, il comune comprende anche le frazioni di Rovereto sulla Secchia e S.Antonio in Mercadello.
 
CHIESA DI SAN MICHELE ARCANGELO
(Attualmente chiuso)
Tra gli edifici più antichi e rilevanti, la chiesa parrocchiale è stata duramente colpita dal terremoto del 2012. La struttura risale alla metà del 1600 e pure l’alta torre campanaria (mt. 40) sono il risultato di un integrale rifacimento dell’antica pieve di S. Maria Maddalena documentata fin dal 980. A testimonianza della primitiva pieve sono conservati e visitabili i resti absidali della fondazione preromanica (poligonale) e di quella romanica (semicircolare), portati alla luce nel corso di recenti scavi archeologici (1993).  Alla pieve romanica si lega infatti il pezzo più prezioso della chiesa: la grande lastra col bassorilievo del Cristo in gloria, da sempre ritenuta un’eccellente opera di scultura campionese del XII secolo. Dopo i recenti restauri (1993) merita di osservare l’intera decorazione pittorica (le cappelle, di fine 800; le navate del 1923). Nel presbiterio emerge il baroccheggiante altare maggiore, opera di abili scagliolisti del 700; davanti la nuova mensa i pregiati marmi policromi.
Non vanno dimenticati i due paliotti del 1600, attribuiti al Barzelli; l’altare ancora del Cristo morto, di eccellente livello scultoreo su marmi pregiati del 700 e l’ancona della Madonna del Rosario, opera dell’ultimo scagliolista carpigiano Stefano Diacci, di fine 800. Sono poi conservate alcune buone tele: quella di S. Michele Arcangelo del 700; un martirio di S. Sebastiano, un’ampia tela probabilmente del 600; un S. Francesco, di ambito guercinesco; un S. Antonio Abate, ritenuta un’opera secentesca di Daniele Crespi e un S. Luigi Gonzaga di buona fattura, ma di incerta attribuzione. Molte di queste opere sono state distrutte dal crollo avvenuto a seguito del sisma del 2012.


CHIESA DI SANTA CATERINA (Attualmente chiuso)
Si sa che esisteva nel 1454 col titolo di S. Caterina di Alessandria protettrice dei mugnai. Alla fine del 1500 divenuta ormai unica parrocchia del territorio che comprendeva anche il territorio delle Lame fu ampliata dal cardinale Paleotti di Bologna, che godeva dei terreni delle Lame dategli dagli Estensi e che costruì anche la torre campanaria. Fu interessata varie volte dalle alluvioni della Secchia, nonostante sorgesse su uno dei punti più alti adiacente all’argine sinistro. Alla fine del 1700 venne ristrutturata e di nuovo completamente restaurata nel 1857. I motivi decorativi risalenti al 1926 sono stati sostituiti con quelli attuali risalenti al Giubileo del 2000. Un restauro interno fu eseguito nel 1973 sotto la direzione di Romano Pelloni di Carpi, che eseguì l’altare maggiore in marmo e ne disegnò le vetrate policrome.
All’interno notevoli sono una tela seicentesca di scuola emiliana raffigurante la Madonna del Carmine, una splendida pala settecentesca che rappresenta la Santa Patrona con i simboli del suo martirio e il coro ligneo a semplici stalli del tardo ‘600. La chiesa è stata gravemente danneggiata dal sisma 2012.

PALAZZO COMUNALE (Attualmente chiuso)
Fu edificato nel 1840 e collocato all’inizio del borgo come stazione di posta per il cambio dei cavalli e come sede del capoposta, con l’ampio porticato, in origine con abbeveratoio per i cavalli. Varie volte ristrutturato, è ora in fase di riqualificazione dopo i danni causati dal terremoto del 2012.
 
ORATORIO DELL’IMMACOLATA CONCEZIONE
(Attualmente chiuso)
Fu eretto dalla famiglia Pio di fronte al palazzo nel 1605 per concessione di Papa Pio V nel 1605, che lo dedicò all’Immacolata Concezione.
Fu rifatto su progetto di Manfredo XIII Pio nel 1656, in belle forme di spiccata monumentalità e solennemente benedetto il 18 dicembre dello stesso anno. Dal 1854 è proprietà, così come il palazzo, della famiglia Gasparini Casari che in esso ha posto le sue sepolture. Si tratta di un elegante tempietto a forma quadrata con cupola.     
Oratorio dell’Immacolata Concezione - fai click sull’immagine per vederla ingrandita
Gli esterni sono definiti da trabeazione a triglifi e timpani triangolari con volute. La cupola reca specchiature ad oculi ciechi secondo un gusto decorativo di tradizioni tardo rinascimentali già presente in area mantovana. Nell’interno, molto ben conservato, spicca un paliotto in scagliola policroma con al centro raffigurata la Madonna col Bambino sovrastata dallo stemma dei Pio e le iniziali di Galasso Pio, opera di Giovanni Pozzuoli eseguita nel 1689.
Gravemente danneggiato dal sisma del 2012.

ORATORIO DI SAN GAETANO (Attualmente chiuso)
L’edificio è posto nel centrale corso Marconi e sino dal 1500 era denominato “del borgo”. Interessanti soprattutto i dipinti conservati al suo interno, tra cui una tavola settecentesca che rappresenta la Madonna della Ghiara venerata nella città di Reggio Emilia. La diffusione del suo culto è probabilmente da mettere in relazione alla lunga appartenenza di Novi alla diocesi di Reggio. Di fondazione non documentata l’oratorio era certamente presente quando ancora vi era il castello. Il sisma del 2012 lo ha gravemente danneggiato.

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