MONTICELLI D'ONGINA
Antico insediamento già abitato in epoca romana, tra le sue attrative spiccano il Castello Pallavicino Casali, con la cappella ricca di pregevoli pitture di Bonifacio Bembo, la Collegiata di San Lorenzo, il Museo Etnografico.
Da non perdere, per gli amanti della natura, un'escursione in bicicletta nelle campagne e soprattutto nel vicino territorio di Isola Serafini, classificato 'Sito di Interesse Comunitario' per la bellezza del paesaggio fluviale e per la possibilità di osservare da vicino varie specie protette di uccelli acquatici.
Incantevole il tratto che costeggia nei dintorni il torrente Chiavenna a San Nazzaro e l'imbocco della conca della centrale idroelettrica, uno dei luoghi più adatti al bird-watching.
- Di impianto caratteristico dei castelli di pianura, ha forma quadrilatera e torri angolari; due masti collocati al centro di due opposti lati hanno ponticelli in muratura (un tempo ponti levatoi). Nel volto del mastio di ingresso principale rimangono tracce di affreschi, fra i quali una quattrocentesca Madonna col Bambino. Il cortile interno è tutto porticato, ma su tre lati le arcate a tutto sesto sono state chiuse. Uno scalone in pietra conduce al primo piano agli appartamenti nobili con decorazioni ed affreschi settecenteschi; il salone principale mostra nel grande affresco del soffitto il Trionfo dei Casali
La Cappellina di Corte (Cappellina del Bembo)
Collegata agli appartamenti nobili da una grande e lunga galleria è la Cappellina di Corte, comunemente detta Cappellina del Bembo, concepita per essere la cappella privata del vescovo Carlo Pallavicino. Autentico gioiello d'arte, racchiude un prezioso ciclo di affreschi del '400 dei pittori Bonifacio e Benedetto Bembo. Il ciclo pittorico comprende figure di angeli, profeti e personaggi dell'epoca, alcuni episodi della vita di San Bassiano da Lodi, l'Ultima Cena, S. Giorgio che uccide il drago, la Vergine Maria con i santi Bernardino da Siena e Bernardo da Chiaravalle, la Calvario con la Crocifissine, l'Annunciazione, la Deposizione dalla Croce, i quattro Evangelisti e un ritratto di mons. Carlo Pallavicino.
Basilica di San Lorenzo (la Collegiata)
Nella sua costruzione sono stati utilizzati materiali di recupero dell'antico castello che sorgeva dove ora si vede la chiesa. La Collegiata fu voluta da Carlo Pallavicino, Monsignore, che la fece erigere fra il 1470 e il 1480. A metà Seicento fu restaurata e nel 1877 fu aggiunta l'attuale facciata, mentre il campanile è stato sopraelevato nel 1881. La facciata è tripartita da lesene terminanti in cuspidi che ne accentuano lo slancio; la parte centrale termina con un timpano triangolare. tre bifore movimentano ulteriormente la superficie, assieme a tre nicchie sopra il portale che contengono tre statue di santi. Ha pianta a croce latina ed abside esagonale. Nelle lunette delle tre porte sono raffigurati il patrono San Lorenzo e i due santi titolari delle altre due chiese della città, San Giorgio e San Giovanni Battista.
- Lo sfarzoso interno custodisce opere in gran parte di artisti cremonesi: Altobello Melone - Madonna con Bambino nella cappella della Beata Vergine del Rosario; Giovanni Battista Trotti detto il Malosso - San Girolamo, Santa Lucia, Sante Cecilia e Caterina, Transito di San Giuseppe -; Andrea Mainardi detto il Chiaveghino: Crocefisso e Santi, Decollazione del Battista, Santa Margherita, Santa Brigida-, tutti artisti dei secoli XV e XVI. Di Giovanni Battista Natali e del figlio sono gli affreschi delle vele e delle lunette. Del pittore fiammingo Roberto De Longe sono le opere del presbiterio e del coro realizzate dal 1682 al 1694.
Acquario del Po
Situato in una grossa parte delle cantine della Rocca, l'Acquario del Po è un importante settore di raccolta e di ricerca, costituito da una ventina di vasche per la conservazione e la presentazione al pubblico della fauna ittica del fiume. Sono presenti le specie di pesci che vivono nel tratto del medio Po. Tale settore è oggetto di studio e collaborazione universitaria per la riclassificazione dei pesci d’acqua dolce e per la riproduzione in cattività di quelli in via di estinzione nel tratto di fiume sopra citato; finalità della ricerca è la possibilità di reinserimento degli stessi.
Museo del Po
Il Museo raccoglie una vasta serie di strumenti di lavoro dei barcaioli e pescatori, testimonianza della vita rivierasca padana risalente anche a tempi lontani: attrezzi per la pesca, per la raccolta dei grossi tronchi portati dalla corrente, per la loro segatura e schiappatura, per la cavatura della ghiaia e della sabbia, esemplari di barche di vario tipo ed uso e il loro corredo (lanterne, cordame, ancore, ecc.). Pezzo pregevole una piroga preistorica risalente a circa 4000 anni fa.
L’ambiente padano così ricco di vegetazione offre una grande varietà di flora e fauna. Il Museo presenta esemplari significativi imbalsamati, come l’airone rosso e cenerino, il tasso, la lontra, la faina, la volpe, la nitticora, il cormorano, ecc.
Museo della civiltà contadina
E’ una ricca raccolta di testimonianze sulla vita della povera gente delle campagne padane, particolarmente della fascia monticellese e limitrofa. Testimonianza di un mondo in via di estinzione eppure così ricco di civiltà fatta di stenti, di miseria, ma anche di dimostrazione della genialità e della intraprendenza dei contadini. La documentazione consta dei più svariati e rudimentali attrezzi per la lavorazione della terra: aratri, erpici, rulli, falci e loro corredo, carri e carriole di ogni tipo, i più fantasiosi utensili fabbricati dal contadino per le semine e i raccolti dei vari prodotti, ecc.
Il Museo dispone di una vasta rassegna di oggetti di uso comune nelle case di un tempo: attrezzatura completa per fare il pane, la pasta, la polenta, un antico esemplare di ghiacciaia, tanti oggetti legati all’uso del camino e della stufa come fornelli, scaldaletti, ferri da stiro, tosta caffè; attrezzi vari da cantina per la pigiatura e la conservazione del vino; tanto altro materiale usato dalla massaia di un tempo.
Reperti del Po
Pur di ridotta estensione, il Museo raccoglie reperti sgnificativi della presenza nella nostra zona di esseri umani e preistorici.
Dagli abbassamenti delle acque del Po, dopo le piene, affiorano reperti interessanti che vengono raccolti nel Museo: ossa di mammut, corna di bisonte, di cervo, di alce, che risalgono a 15-20 mila anni fa, testimonianza inequivocabile che in quell’epoca la valle padana era una foresta; reperti dell’epoca romana, anfore, cocci di vasellame; e poi ruderi più recenti come un pozzo artesiano recuperato in Po e ricostruito nel Museo, risalente al 1700 quando una vasta area costiera è stata travolta e distrutta da una piena del fiume.