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VERUCCHIO
Verucchio è un comune di 10.072 abitanti in provincia di Rimini.
ROCCA MALATESTIANA
Detta “Rocca del Sasso” per la sua posizione sullo sperone roccioso che domina il paese, la valle e la pianura fino al mare Adriatico, è possedimento malatestiano dal XII secolo. Qui nacque Malatesta da Verucchio detto il “Centenario”. La Signoria svilupperà il suo potere pur mantenendo Verucchio quale presidio strategico e baluardo contro la signoria avversa dei Montefeltro. Anche per questo la Rocca fu ampliata nel 1449 dal più importante dei rappresentanti dei Malatesta, Sigismondo Pandolfo. È interamente visitabile.
CHIESA COLLEGGIATA SAN MARTINO
L’impianto interno riprende i motivi barocchi e rinascimentali. Nella Collegiata sono raccolte diverse pale d’altare e suppellettili provenienti da chiese di Verucchio.
Ma i veri capolavori sono due Crocifissi dipinti su tavole sagomate: il primo, appeso nel presbiterio, è di un ignoto artista riminese della prima metà del ‘300; il secondo è un’opera veneziana, di Catarino e di Nicolò di Pietro; la sottoscrizione di entrambi, con la data del 1404, appare alla base della croce.
MUSEO CIVICO ARCHEOLOGICO
Il Museo venne inaugurato nel 1985, non appena terminato il restauro e gli allestimenti vennero completati nel 1999. Il museo conserva reperti assolutamente unici per raffinatezza e gradi di conservazione, riemersi dalle necropoli verucchiesi di epoca villanoviana-etrusca.
Nelle sale allestite su tre piani sono visibili i reperti dagli scavi locali, le armi dei guerrieri, il vasellame rituale, i resti dei carri in legno parzialmente combustibili sulle pire, i favolosi gioielli in oro e in ambra, gli strumenti di filatura delle donne e, soprattutto, i mobili in legno che arredavano le tombe “a camera” di tipo etrusco.
Nelle sale allestite su tre piani sono visibili i reperti dagli scavi locali, le armi dei guerrieri, il vasellame rituale, i resti dei carri in legno parzialmente combustibili sulle pire, i favolosi gioielli in oro e in ambra, gli strumenti di filatura delle donne e, soprattutto, i mobili in legno che arredavano le tombe “a camera” di tipo etrusco.